Titolo: Divergent
Autrice: Veronica Roth
Editore: De Agostini
Genere: Distopico, Young Adult
Prezzo: € 14,90
Trama: Nella distopica Chicago di Beatrice Prior la società si divide in cinque fazioni, ciascuna dedicata alla coltivazione di una particolare virtù: i Candidi perseguono la purezza, gli Abneganti il disinteresse, gli Intrepidi il coraggio, i Pacifici la pace e gli Eruditi la sapienza. Durante la cerimonia annuale, tutti i sedicenni devono aderire alla fazione a cui intendono dedicarsi per tutta la loro vita. Per Beatrice, la decisione è un conflitto interiore che la costringe a dover scegliere tra sé stessa e i valori insegnatili dalla sua famiglia abnegante. Non si possono scegliere due fazioni, così Beatrice fa una scelta che sorprende tutti; anche se stessa.
Durante l'iniziazione Beatrice rinomina se stessa Tris e lotta per determinare chi sono i suoi veri amici, ma Tris ha anche un segreto, quello più grande di tutti, inconfessabile perché in una società in cui il cameratismo è la più grande religione può significare la morte. Presto scopriamo attraverso i conflitti di Tris il marcio di una società troppo perfetta in cui lei stessa imparerà che un segreto così grande potrebbe aiutare a salvare coloro che ama.
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Recensione
Ultimamente
sembra che ogni nuovo distopico che compaia in libreria debba essere paragonato
a The Hunger Games o a Divergent. Beh, sapete che vi dico? Questi romanzi se lo
meritano!
Sono sempre
molto affascinata dagli universi distopici, soprattutto in questo periodo, e in
Divergent ho decisamente trovato quello cerco in un buon libro: azione,
eroismo, una pacata spruzzatina di romanticismo (che non fa mai male) e una
società interessante con una gerarchia sociale ben architettata.
Divergent ci
proietta in un mondo in cui la società si basa sui valori: l’onestà, il
coraggio, l’intelligenza, la pace e il disinteresse. Partendo dal presupposto
che, se fossimo tutti liberi di poter scegliere qualcosa in cui credere, dovremmo
dedicarci a questa virtù con tutta la nostra più grande passione e dedizione.
Quindi cosa potrebbe mai andare storto?
La coscienza
si incrina nel momento in cui siamo costretti a scegliere qualcosa, lasciandoci
indietro qualcos’altro. Beatrice è combattuta tra il rassicurante mondo degli
Abneganti da cui proviene e quello curioso, pericoloso ed eccitante degli
Intrepidi.
Scegliere l’uno
significa rinunciare completamente all’altro. La famiglia e la tradizione
contro l’affermazione di sé stessi.
E’ interessante
la scelta di una protagonista sedicenne, in tutto e per tutto alle prese con
una decisone non poi così differente da quella dei sedicenni di oggi. L’adolescenza
come paradigma della scoperta di sé stessi e il desiderio di mordere la vita
con impeto e passione contro il parere di chi una vita l’ha già vissuta e
spinge per scelte più pacate, con il pesante rimando alla sua esperienza.
Effettivamente
non è facile per nessuno, ma per fortuna in questa realtà distopica il governo
ti fornisce una prova attitudinale per aiutarti a determinare la fazione
perfetta per te! Quello che purtroppo non dice è che le persone, a volte, sono
troppo complesse per essere UNA cosa soltanto. Ed ecco che nascono i
Divergenti.
Divergent
articola tutta la sua costruzione narrativa sul tema del libero arbitrio e sul
coraggio delle proprie scelte. Dunque, dato che sempre di coraggio si parla,
quale pensate possa essere la scelta di Beatrice? Ovviamente Intrepidi!
In realtà ho
storto un po’ il naso al pensiero che fosse una scelta ovvia, perché qualunque
altra fazione avrebbe reso il libro molto noioso… Gli Intrepidi basano il loro
rito di iniziazione su un mix di sport estremi, giochi di logica e
concentrazione snervanti e una buona dose di sangue. Saranno i futuri vigili
del fuoco, poliziotti o difensori della città di Chicago, ma l’impressione che
si ha nel leggere i loro meccanismi di preparazione è che questo non si possa
chiamare coraggio, ma tortura.
Si cerca di
proteggersi dalla realtà aderendo ad una fazione con precise ideologie ma
presto scopriamo che, anche all’interno delle singole caste, i dogmi vacillano
e il benessere comune è rimpiazzato dal desiderio di prevalere e dall’acclamazione.
Non molto
diverso da quello che possiamo incontrare in altri distopici come The Giver, o
Hunger Games, con l’ulteriore similitudine che la protagonista accetta tutto
questo come una naturale realtà sociale. Beatrice si unisce a questa follia
collettiva, contraddicendo il principio di libero arbitrio in cui tanto aveva
creduto nella prima parte del libro!
Wow! Questa
sì che è distopia! E’ contraddizione, è realismo e personalmente non apprezzo
mai i protagonisti troppo quadrati, con i loro principi incrollabili e nessuna
fragilità umana! Ritengo dunque che il romanzo sia abbastanza solido, anche se
confesso che avrei voluto vedere di più di questo mondo distopico dal punto di
vista delle ambientazioni…
Voglio dire…
la città come è fatta? E perché si è arrivati a questa tipologia di governo?
Non vengono rivelati molti antefatti e la costruzione degli ambienti è
abbastanza statica, infatti la maggior parte della trama si sviluppa nel covo
degli Intrepidi. (Che poi, per quale ragione praticamente tutti fanno i tatuatori?!)
A parte
questo ho apprezzato lo sviluppo dei personaggi e il ritmo della trama che non
eccede né in velocità né in lentezza. Inoltre il finale è ben orchestrato perché
ti fa proprio dire “Eh?!? E mi lasci qui così? Voglio di più!!”
Penso dunque
che vedrete comparire i seguiti di questo romanzo di cui vi lascio un breve
prospetto nell’elenco seguente:
Divergent
Insurgent
Alligiant
Consigliato per…
Chi ama rimanere
in sospeso, per chi ha voglia di sentirsi un po’ eroe e per chi vuole
accettare un buon consiglio perché non ne resterà deluso.
L'età raccomandata per approcciarsi a questo libro è dai 12 anni.